Descrizione Progetto

La Vetrinetta Antropomorfa non nasce per un interno specifico, ma per uno ideale. Uno spazio astratto, ma nello stesso tempo reale come spesso accade in architettura di prefigurare quello che verrà dopo e come è destino degli oggetti di arredo i quali si pensano soprattutto per essere commercializzati.
La vetrinetta è stata immaginata sia per essere utilizzata visivamente appoggiata ad una parete, attraverso una osservazione statica, sia per essere posizionata al centro di un ambiente per essere guardata dinamicamente, girandogli intorno, come una piccola “scultura” che contiene internamente le cose preziose di una casa.
Una micro architettura che, oltre ad obbedire alla logica vitruviana della Triade, si carica anche di un significato simbolico che allude alla flessuosità del corpo femminile.
Il riferimento antropomorfo e la scelta della geometria delle curve si accorda con il desiderio di libertà che il progetto vuole esprimere.
Il sistema di linee e superfici curvilinee, racchiude il volume ortogonale della teca, lo scrigno – sospeso, trasparente, illuminato – che racchiude i ricordi importanti di una vita.
Le linee forza strutturali (le gambe) sorreggono due superfici sospese, assimilabili alla silhouette della figura femminile che, a loro volta, sostengono il volume vetrato della teca.
Un mobile pensato per essere permeabile all’aria e alla luce alle quali contrappone una lieve materialità.
Un’architettura in micro-scala, che privilegia la spazialità e la forma con linee e piani liberi, senza chiusure orizzontali in alto, che sembra slanciarsi verso il cielo a ricordare che l’arredo può essere anche un modello simbolico che si relaziona con l’abitare e l’ambiente che lo accoglie e quindi con soffitti, pareti e pavimenti che poi sono in rapporto dialettico con il paradiso, l’orizzonte e la terra.
Un’architettura viva al colloquio famigliare con gli abitanti e con gli altri oggetti che popolano l’ambiente:
Un oggetto “dedicato” all’altra metà del mondo.